Margherita Cucco fa il suo ritorno con una narrazione avvincente e coinvolgente, con il romanzo Anita, una storia romantica.
In questo articolo, esploreremo le vicende create dall’autrice attraverso una recensione dettagliata, e avremo l’opportunità di conoscere meglio l’autrice stessa, le sue ispirazioni e questo libro nell’intervista.
Preparatevi per un viaggio nel cuore di ‘Anita, una storia romantica’ e nell’universo creativo di Margherita Cucco.

Di cosa parla il romanzo Anita, una storia romantica

Esther Bodmeier, un’anziana ebrea che risiede in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale, affida la sua storia a un manoscritto.
A quattordici anni, nel 1942, viene catturata insieme ai genitori e caricata su un treno per la Germania. Durante il tragitto Esther riesce a fuggire e si apre per lei la possibilità di sopravvivere assumendo un’identità ariana, quella di Anita Koch.
Aiutata da un pastore protestante, trova un rifugio e un lavoro nella tenuta di Tannerhof, proprietà del Freiherr von Tanner, un nobiluomo quarantenne alquanto misterioso.
I due, accomunati dalla passione per i libri e la cultura, a poco a poco imparano a conoscersi.
Nasce un sentimento profondo, tanto più intenso in quanto inconfessato e quasi inconsapevole: un amore impossibile, che però cambierà per sempre la vita di entrambi.

La recensione

“Anita, una storia romantica”, il nuovo romanzo di Margherita Cucco, si rivela un’opera straordinariamente avvincente, ricca di storia e intrisa di un pezzo fondamentale della storia umana: il dominio tedesco e l’Olocausto.
L’autrice affronta un tema impegnativo e delicato, consegnandocelo attraverso gli occhi di un’anziana ebrea che ha vissuto quell’epoca tumultuosa quando aveva solo quattordici anni.
La narrazione è potente e coinvolgente, immergendoci completamente in un dramma storico di portata globale.

Ciò che emerge con forza è l’aspetto emotivo della protagonista, un’ebrea che, per nascondere la sua vera identità e sfuggire alla persecuzione nazista, si trasforma in Anita Koch, cercando di nascondere la sua fede ebraica.
Margherita Cucco riesce a trasmettere un messaggio profondo di consapevolezza e comprensione, tessendo una storia d’amore impossibile senza mai scadere nella banalità.

Come nei suoi romanzi precedenti, la scrittura dell’autrice si conferma impeccabile, con un’abilità straordinaria nell’affrontare temi complessi in modo chiaro e coinvolgente, mantenendo una narrazione fluida e scorrevole.
“Anita, una storia romantica” si distingue come un’opera toccante e memorabile che lascia il lettore riflettere sul potere dell’amore e della sopravvivenza in tempi di oscurità e persecuzione.

Margherita Cucco, bibliografia

Margherita Cucca ha iniziato a scrivere al termine di una lunga carriera di insegnante liceale.
Con Robin Edizioni ha pubblicato i seguenti romanzi storici:

E i romanzi polizieschi:

Inoltre la trilogia dedicata a Tim Bergling/Avicii (2018-2021):

Intervista all’autrice

Rivolgendoci all’autrice Margherita Cucco, vogliamo ringraziarlo per aver gentilmente dedicato del tempo a rispondere alle nostre domande.

Cosa ti ha ispirato a scrivere “Anita, una storia romantica”? Qual è stata la tua fonte
di ispirazione principale?

Può sembrare sconcertante, ma la prima, vaga, idea di questa storia è nata durante la mia adolescenza; l’ho portata con me per tanti anni, e naturalmente si è evoluta, è cresciuta modificandosi fino a diventare quella che è nel libro.
La seconda guerra mondiale mi ha sempre interessata e, se così posso dire, affascinata; è la guerra per
eccellenza, quella, fra l’altro che ho sentito raccontare in prima persona dai miei genitori e da altri che l’avevano vissuta. D’altra parte, ho sempre nutrito uno spiccato interesse e un’ammirazione per la cultura tedesca, che sento molto affine a me, ed è sempre stata causa di tormento chiedermi come un popolo capace di raggiungere così alti livelli sul piano intellettuale sia stato anche capace di tanta
barbarie.
Come al solito, ho affrontato certi argomenti non sul piano teorico, ma attraverso le vicende individuali di singoli personaggi.

Il romanzo affronta temi molto delicati. Come hai preparato la tua ricerca per affrontare un argomento così complesso e doloroso?

Come ho già detto, in realtà da tutta la vita mi interesso di questo argomento, ho letto, studiato e riflettuto molto, e non è stato così difficile immergermi in quell’atmosfera.
Nel caso specifico, ho indagato sui pochi, ma tuttavia reali, esempi di opposizione al nazismo in Germania: smantellato il partito comunista, che sarebbe stato la forma di resistenza più organizzata, gli oppositori che, su un piano per lo più individuale, hanno fatto qualcosa contro il regime sono stati esponenti del clero e dell’aristocrazia, oltre ad alcuni alti ufficiali.
Mi è parso giusto ricordare che anche sotto il peggiore dei regimi totalitari può esserci qualcuno che pensa controcorrente e che, nei limiti delle sue possibilità, cerca di fare qualcosa per opporsi e salvaguardare la dignità umana.

“Anita, una storia romantica” è raccontato attraverso gli occhi di una giovane ebrea. Come hai creato e sviluppato il personaggio di Anita Koch?

Non è stato difficile; il personaggio, ricordiamolo, è nato quando io ero praticamente una sua coetanea, e l’identificazione con lei era quasi naturale.
Mi sono chiesta come mi sarei comportata e che cosa avrei provato trovandomi, a quell’età, in quelle situazioni; come in tutti i miei personaggi, in Anita c’è molto di me, della ragazzina che sono stata e che, per molti aspetti psicologici, sono ancora, nonostante la mia età avanzata.
La passione per i libri, l’intensa attività intellettuale accanto a un’immaturità e un’ingenuità quasi ancora infantile, la sofferenza e la ribellione di fronte alle atroci ingiustizie, ma anche l’amore per la vita e la capacità di resilienza: no, davvero non è stato difficile identificarmi in lei e farla agire come avrei agito io in quelle circostanze.

Qual è il messaggio principale che desideri che i lettori traggano da questo romanzo?

Come per altri miei libri ambientati in altre epoche, voglio dire che vale sempre la pena sforzarsi di conoscere le persone, di parlare con loro, anche se appartengono a un mondo del tutto diverso dal nostro, anche se sono “nemici”.
Una forte spinta a scrivere questo libro l’ho avuta dagli eventi storici che stiamo vivendo, in particolare
dalla guerra in Ucraina: non posso accettare le generalizzazioni, il vedere le cose in bianco e nero, il considerare i popoli come entità astratte in cui non ci sono eccezioni individuali, il lasciarsi guidare da pregiudizi e preconcetti, il non cercare di mettersi nei panni degli altri per capirne, se non le ragioni, le motivazioni.
In conclusione, direi che può essere un messaggio di fiducia nella vita e nell’umanità, nonostante tutto.

La tua scrittura è molto apprezzata per la sua chiarezza e scorrevolezza. Come hai sviluppato il tuo stile narrativo per trattare diversi argomenti in modo accessibile?

Non sono mai stata particolarmente interessata a ricerche e innovazioni in campo stilistico: a me interessano i fatti, e ancor più i sentimenti e i pensieri dei personaggi, che il lettore deve comprendere e quasi sentire come suoi.
Credo che ciò sia dovuto in buona parte alla mia lunga carriera di insegnante, durante la quale ho sempre cercato di trasmettere ai miei alunni anche i concetti e le nozioni più difficili con un linguaggio semplice e chiaro (dote che in effetti mi è sempre stata riconosciuta, anche dagli studenti meno brillanti e volenterosi).
Penso che un merito vada anche dato a mio padre, che era un grande intellettuale, ma non sopportava coloro che deliberatamente usano un linguaggio ricercato, contorto e poco comprensibile, per
distinguersi dal volgo; lui mi ha insegnato a esprimermi con chiarezza e precisione, ma senza fronzoli, in modo che chiunque potesse capirmi, e questo io lo considero un grande insegnamento.

Che consigli daresti ai giovani scrittori che desiderano affrontare temi storici e sociali nei loro romanzi?

Ognuno ha il suo modo di essere e di scrivere, e giustamente non deve farsi condizionare da altri; comunque, se dovessi dare un consiglio, direi di ricordare che un romanziere, almeno per me, deve in primo luogo raccontare una storia e che il messaggio non deve essere enunciato didascalicamente, ma scaturire dalla storia stessa.
Bisogna evitare il tono predicatorio, e anche l’eccesso di erudizione, che soprattutto nei romanzi storici rischia di appesantire la lettura.
Sarà che, ancora una volta, da ex insegnante penso in particolare ai lettori giovani, ma io riduco al minimo
le descrizioni dettagliate e minuziose per concentrarmi sull’essenziale; bisogna ovviamente conoscere il periodo e l’ambiente di cui si scrive, essere adeguatamente documentati, ma, secondo me, non bisogna dare al lettore la sensazione di star leggendo un testo di informazione storica o sociologica.
L’atmosfera della situazione storica e dell’ambiente sociale deve scaturire dalle vicende, dalle parole e dai
pensieri dei personaggi, in modo che chi legge vi si immerga con naturalezza.

Il romanzo “Anita, una storia romantica” di Margherita Cucco è pubblicato da Robin Edizioni, per la sezione Robin&Sons.

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